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Chi è Matteo Messina Denaro, il super boss della mafia arrestato dopo 30 anni

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view post Posted on 18/1/2023, 00:32     +1   -1
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Latitante dal 1993, è stato condannato per stragi di mafia del 1992 costate la vita a Falcone e Borsellino e per gli attentati del 1993. È stato arrestato mentre si trovava in una clinica privata
L’ultimo capomafia stragista, tra i mandanti degli attentati contro i giudici Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, Matteo Messina Denaro è stato arrestato dopo 30 anni di latitanza. A compiere l'arresto i carabinieri del Ros, coordinati dal procuratore di Palermo Maurizio De Lucia e dal procuratore aggiunto Paolo Guido. L'operazione ha permesso di catturare il capomafia di Castelvetrano (Trapani), secondo quanto riferisce l'Ansa, all'interno della clinica privata La Maddalena di Palermo. Secondo quanto riferisce il comandante del Ros dei carabinieri Pasquale Angelosanto all'Ansa, Matteo Messina Denaro si era recato nella clinica privata dove è stato arrestato "per sottoporsi a terapie".

Chi è Matteo Messina Denaro

Figlio del vecchio capomafia di Castelvetrano Ciccio, storico alleato dei corleonesi di Totò Riina, Matteo Messina Denaro era latitante dall'estate del 1993. Annunciò la latitanza in una lettera scritta alla fidanzata dell'epoca, Angela, dopo le stragi mafiose di Roma, Milano e Firenze: "Sentirai parlare di me, mi dipingeranno come un diavolo, ma sono tutte falsità".

In fuga dalla giustizia dal 1993, il mafioso di Trapani è stato condannato all’ergastolo per decine di omicidi, tra cui quello di Giuseppe Di Matteo, strangolato e sciolto nell’acido a 15 anni, come ritorsione nei confronti del padre Santitno Di Matteo, ex mafioso diventato collaboratore di giustizia dopo il suo arresto nel 1993. Insieme a Totò Riina, latitante per 23 anni, e Bernardo Provenzano, scappato alle forze dell’ordine per 38 anni, è stato tra i mandanti delle stragi avvenute tra il 1992 e il 1993, durante la guerra di mafia tra l’organizzazione criminale siciliana Cosa nostra e lo stato Italiano.

In quegli anni, la violenza mafiosa - supportata da alcuni funzionari dello stato condannati poi nel processo sulla trattativa tra Stato e mafia del 2018 - fu responsabile della morte dei giudici Falcone e Borsellino, dell'attentato a Roma contro Maurizio Costanzo e delle stragi di via dei Georgofili a Firenze, dove furono uccise 5 persone e ferite altre 37, e di via Palestro a Milano, con un bilancio di 5 vittime e 15 feriti.
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La rete del boss

Quando si parla di Messina Denaro, però, non ci si riferisce a un semplice capomafia di Castelvetrano, ma all'ultimo vero vertice di Cosa nostra, terminale dei rapporti tra la mafia siciliana e la ‘ndrangheta calabrese, custode dei segreti delle trattative tra Stato e mafia degli anni Novanta. I suoi contatti criminali arrivano fino al Canada e agli Stati Uniti e presumibilmente anche nel mondo del terrorismo islamico, come rivelato dal pentito Giuseppe Graviano durante il processo 'Ndrangheta stragista del 2018.

Dopo le stragi del 1993, Messina Denaro ha fatto perdere le sue tracce, anche grazie alla fitta rete di imprenditori di ogni settore, ancora legata alla criminalità organizzata, come riportano l'associazione contro le mafie Libera e Repubblica. Tra le attività indagate durante la ricerca del latitante, dalla Direzione investigativa antimafia, si trovano infatti i villaggi vacanze della Valtur di Carmelo Patti, i supermercati del marchio Despar di Giuseppe Grigoli, gli impianti eolici di Vito Nicastri e molte altre, dalle sale per slot machine alle sale scommesse.

Infine, numerosi pentiti di mafia hanno rivelato l'esistenza di ampi contatti tra Messina Denaro e uomini delle istituzioni. Durante il processo per la trattativa tra Stato e mafia del 2018, furono condannati in primo grado l’ex senatore di Forza Italia Marcello Dell’Utri, già in carcere dal 2014, e gli ex ufficiali del Ros dei carabinieri Mario Mori e Giuseppe De Donno. Tuttavia, il 23 settembre 2021, la Corte di assise di Palermo ha assolto tutti e tre gli imputati.

Al contrario, Antonio D'Alì, tra i fondatori di Forza Italia ed ex senatore e sottosegretario di Stato al ministero dell'Interno sempre per il partito di Silvio Berlusconi, è stato condannato in via definitiva a sei anni di carcere per concorso esterno in associazione mafiosa nel 2022. Secondo la sentenza della Corte di Cassazione, riportata dal Fatto Quotidiano, D'Alì sarebbe stato “a disposizione di Messina Denaro” e, come si legge sul Post, avrebbe usato “le proprie risorse economiche e successivamente il proprio ruolo istituzionale di Senatore della Repubblica e di Sottosegretario di Stato” per aiutare i capi di Cosa nostra nelle loro azioni criminali.

L'arresto

L'inchiesta che ha finalmente condotto dietro le sbarre il mafioso è stata coordinata dal procuratore di Palermo Maurizio De Lucia e dal procuratore aggiunto Paolo Guido. Messina Denaro si trovava nella clinica privata Maddalena di Palermo sotto il falso nome di Andrea Bonafede. Secondo quanto si legge su Repubblica, l'ex capomafia avrebbe tentato di scappare, per poi essere fermato dai carainieri in un bar. A quel punto, alle 9.35, è stato caricato su un furgone nero dai militari e, scortato da diverse gazzelle, condotto allaa caserma di San Lorenzo. Successivamente sarà poi spostato alla legione Carabinieri Sicilia, la stessa dove fu condotto Totò Riina dopo essere stato arrestato esattamente 30 anni
 
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